GLIEROIDELCALCIO.COM – Pubblichiamo, come preannunciato (vedi intervista con l’autore qui), il secondo estratto dal libro “Poveri ma belli – Il Pescara di Galeone dalla polvere al sogno”, di Lucio Biancatelli edito da “Ultra Sport”. In questa occasione, di concerto con l’autore, abbiamo scelto per voi un estratto, molto breve ma pregno di contenuto, dal Capitolo 2, Giampiero Gasperini – Il coraggio di Galeone, una esclusiva per i lettori de Gli Eroi del Calcio.
Ringraziamo ancora l’autore e la casa editrice per averci dato questa possibilità.
Buona lettura.
Il Team de Gli Eroi del Calcio.com
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Capitolo 2, Giampiero Gasperini – Il coraggio di Galeone,
“Fino al 1985 il modulo di gioco in Italia era abbastanza uniforme», racconta Gasperini. «Il marcatore, il libero, il terzino fluidificante, il tornante a destra e i tre centrocampisti (il regista, l’incontrista sul 10 avversario, e il 10, il più estroso) infine i due attaccanti. Questo era il calcio all’Italiana che ci ha portato a vincere il mondiale, con Conti da una parte, Cabrini dall’altra, Oriali e Tardelli a centrocampo con Antognoni “regista”. A metà anni Ottanta ha cominciato a diffondersi, tra mille difficoltà, la zona, con molte resistenze e scetticismi da parte di chi difendeva il sistema di gioco tradizionale. Arrivato a Pescara il mio primo allenatore fu Enrico Catuzzi. Nel 1985 il Pescara era l’unica tra la A e la B a giocare in quel modo. Poi dopo arrivò Galeone che sposò quel modo di giocare. Nel 1986-87 si affiancò al Pescara il Parma di Sacchi. In C c’era qualche altra realtà come Zeman a Licata. Con la promozione del Pescara e l’arrivo di Sacchi al Milan dei campioni, piano piano questa idea di calcio si diffuse. Il calcio italiano in quegli anni quasi si divise, fu quasi una guerra di religione, poi pian piano si spostò tutto dalla parte della zona”.